giovedì 16 dicembre 2010

le attese

Se esiste qualcosa che ti agita, quelle sono le attese.

Non mi riferisco ad attese frivole tipo il postale che ti porta a scuola o l'attesa delle 4 di pomeriggio quando inizia game boat.......mi riferisco alle attese importanti.
Quelle che attendi per l'appunto.

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Attese che attendi è una bella cosa se analizzata artisticamente parlando.
Credo sarà sicuramente una frase codificata nel gergo poetico.
Il punto è che il gergo poetico è merda.
Ma questa è un'altra storia.
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Il tutto (e per tutto intendo "il ciò che ci circonda") funziona più o meno attendendo qualcosa.
Pensateci bene: Non sono gli esami a farti agitare ma gli istanti precedenti.
Quello che da l'input al delirio mentale è sicuramente il momento delle presenze:
"fast animals and slow kids???"
"presenti....siamo presenti signora realtà!!"

E poi da qui il buio:
"Ormai ha visto che ci siamo quindi se anche poi vogliamo rinunciare non potremo farlo oppure si farà un'idea sbagliata, potremmo sembrargli delle persone che scappano di fronte a delle difficoltà o persone che non si conoscono abbastanza per poter prendere una strada precisa e percorrerla tutta, oppure ancora potremmo sembrargli un rastrello....... siamo nella merda cari fasks"

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per chi si chiede: "ehi ma pronunci sempre la parola sterco quando dialoghi??"
la risposta è: "da grande voglio essere una sarta"
oppure: "questo non è un dialogo, questa è politica non-sense"
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Eh si.
L'esempio dell'esame è chiarificatorio.

Se siete riusciti (ma chi poi?? chi sta leggendo?? - momento autocommiserativo -) a seguirmi potrete quindi aggiungere un puzzle al percorso ed essere d'accordo che sul palco, durante un concerto, succede all'incirca la stessa cosa.

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Saranno d'accordo con te anche per forza visto che, stupido il mio narrante, stavi cercando di estendere il concetto di "attesa-snervante-fastidiosa-che-tanto-la-devi-fare-quindi-vai-con-la-corsetta-leggera-stile-maratona" a tutti i campi del reale già a partire dall'inizio del post.
Direi proprio che ti perdi nei tuoi pensieri amico.
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Comunque....succede anche nei live.
Non è di lunga durata come nell'esame però!
L'attesa varia nel tempo e quest'ultimo è proporzionale alla tipologia di evento preso in considerazione.
In sintesi:
"concerto grosso" = "tempo di cagaccio estremo"
"concerto piccolo" = "tempo di cagaccio, NO"


.............Una volta dimostrata l'ipotesi ora vi spiego perché l'ho formulata:
Domani suoniamo al Milk! ad arezzo.
Dopo domani invece facciamo il secondo concerto di apertura al Teatro degli orrori.
In entrambi i casi ci troviamo in una fascia di attesa abbastanza alta.
In base all'equazione sopra riportata penso proprio potete trovare la soluzione da soli.

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